«Povero Gigi Proietti. A lui, a quanto pare, sarà dedicato il teatro all’interno di Villa Lazzaroni, nel quartiere Appio Latino, nei pressi dell’Alberone, un tempo sua zona di residenza. Povero Gigi, perché il parco storico, servito dalla Metro A, che ospita anche una scuola elementare, è in completo abbandono, per usare un eufemismo, e oggi rappresenta l’ennesimo emblema della Capitale che sprofonda. E non solo in senso metaforico. Proprio al centro della Villa, infatti, da mesi e mesi campeggia un enorme “pollaio” per interdire il passaggio lì, dove il terreno ha ceduto. Un segnale, col disco rosso del divieto di transito, recita: “Area interdetta ai veicoli”. Già, ma non si capisce quali, visto che è pedonale: forse ai passeggini e ai tricicli dei bimbi».
Lo ha reso noto Sergio Iacomoni, detto Nerone, presidente del Movimento Storico Romano.
«Povero Gigi, poveri noi. Nella Villa, un tempo vigna, poi orto botanico, appartenuta ai baroni Lazzaroni, c’è un pezzo di storia di Roma. Ora dovrebbe costituire un polmone verde del quartiere, un rifugio dalla trafficatissima via Appia che corre a fianco. Ma, tant’è. Infonde profonda tristezza tentare di passeggiare all’interno di Villa Lazzaroni. Sì, tentare, perché i percorsi, tra il «verde che fu», sono irriconoscibili, ricoperti come sono di fango, terriccio e stratificazioni di incuria. Le fontane, prive d’acqua, ora raccolgono il degrado, che è ovunque. Uno degli accessi del teatro da intitolare a Gigi Proietti potrebbe essere utilizzato per un set cinematografico. Di film horror, però», ha spiegato Sergio Iacomoni.
«All’interno della Villa c’è una sede istituzionale del VII Municipio, con uffici per il pubblico. La palazzina è imbrattata e ha l’intonaco in disfacimento. Vicino c’è il relitto di un piccolo edificio. Risulta deturpata esternamente anche la sede dell’Ama, sempre lì accanto. Villa Lazzaroni fu ben ristrutturata circa otto anni fa e poi dimenticata. Così oggi vediamo i mortificanti risultati. Ma come si può abbandonare una Villa a se stessa?», ha domandato Sergio Iacomoni.
«Bene, sembrerà strano, ma nello stesso municipio c’è un parco ben tenuto. È quello di Tor Fiscale. All’interno opera un’attività di ristorazione privata che provvede al decoro e alla manutenzione dell’area. Allora viene da pensare che Roma, per evitare di toccare definitivamente il fondo, avrebbe bisogno di una diversa attenzione, basata sulla sinergia con i cittadini imprenditori», ha concluso Sergio Iacomoni.