E’ record storico nel 2020 per i consumi mondiali di olio d’oliva che salgono a 3,1 miliardi di chili, praticamente raddoppiati nell’arco degli ultimi trent’anni, cambiando la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania, sulla scia del successo della Dieta Mediterranea dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Coi diffusa in occasione del via alla raccolta delle olive in Italia con la prima spremitura della Penisola in Sicilia, a Chiaramonte Gulfi (Ragusa), nel Frantoio Cutrera dove è stato presentato il rapporto “L’olio italiano al tempo del Coronavirus”.
La metà di tutto l’olio consumato nel mondo si usa nei Paesi dell’Unione Europea con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili. Ma sul podio – sottolinea la Coldiretti – salgono a sorpresa anche gli Stati Uniti con un consumo di ben 320 milioni di chili. La crescita dell’olio d’oliva sulle tavole di tutto il mondo – continua la Coldiretti – è avvenuta in modo vorticoso nell’ambito di una generazione anche in altri importanti Paesi a partire dal Giappone dove i consumi hanno raggiunto i 55 milioni di chili, mentre in Gran Bretagna si è arrivati fino a 65 milioni di chili e in Germania a 60 milioni di chili. Una rivoluzione nella dieta delle famiglie si è verificata anche in Paesi come il Brasile (68 milioni di chili) e la Russia (20 milioni di chili).
Il risultato è una crescita delle esportazioni di olio d’oliva tricolore che nell’arco di trent’anni sono aumentate del 128%, con una ulteriore crescita nei primi sei mesi del 2020 pari al 26%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
A sostenere la domanda mondiale – continua la Coldiretti – sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione. Proprietà che hanno salvato l’extravergine italiano dai dazi di Trump, come dimostra la petizione promossa dalla North American Olive Oil Association (NAOOA) “Non tassate la nostra salute”.
In Italia 9 famiglie su 10 consumano olio extravergine d’oliva tutti i giorni – sottolinea Coldiretti -, con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative.
Non a caso Coldiretti ed il Collegio Nazionale degli Agrotecnici con il sostegno di Unaprol e Campagna Amica hanno promosso una vera e propria scuola, la Evoo School Italia, per promuovere la cultura gastronomica dell’olio extravergine e delle olive da tavola fra i consumatori, ma anche formare professionisti e imprese, con l’obiettivo di arrivare presto a “diplomare” dei veri e propri “enologi” dell’extravergine. Un vero olio extravergine di oliva (EVO) di qualità – ricorda la Coldiretti – deve essere profumato all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata, sentori vegetali e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece hanno cattivi odori che ricordano l’aceto o il rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli EVO di qualità significa peraltro acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la salute.
Un fenomeno che deve però fare i conti con le ancora troppe trappole del mercato – denuncia la Coldiretti – dalle etichette spesso illeggibili sulle bottiglie in vendita nei supermercati fino ai ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti. Sulle tavole dei locali è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto.
L’Italia vanta il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp) – conclude Coldiretti -, con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.