La fase di controllo delle cassette nido per il monitoraggio regionale del Moscardino dà i suoi frutti; nelle foto, si intravedono i piccoli che una femmina della specie ha dato alla luce, avvolti molto probabilmente nei filamenti piumosi dei frutti di Vitalba (una pianta perenne e rampicante piuttosto comune), con i quali ha preparato il nido. La presenza del piccolo roditore della famiglia dei gliridi è quindi una realtà stabile nel Parco dei Castelli Romani, evidentemente in possesso delle condizioni adatte affinché questa popolazione possa continuare a svilupparsi.
Il Moscardino (Muscardinus avellanarius) detto anche “nocciolino”, per le sue piccole dimensioni, è infatti lungo in media dai 6 agli 8 centimetri, senza considerare la coda, si aggira intorno ai 15 grammi di peso che può raddoppiare poco prima del letargo per le riserve di grasso che assimila prima dell’inverno. Il suo habitat è il bosco deciduo con abbondante sottobosco, dove trova germogli, semi, frutti, insetti per il suo nutrimento. Attivo soprattutto di notte, vive e si rifugia in genere sugli alberi, è infatti un abile arrampicatore grazie alla coda parzialmente prensile e alle dita robuste e prensili, raramente scende a terra dove potrebbe diventare una facile preda.
Il periodo riproduttivo ricade tra la fine della primavera e l’estate, ma possono esserci casi anche nella tarda estate e in autunno, come in questa circostanza. La gestazione dura circa 25 giorni. La femmina partorisce due o tre volte l’anno, il numero dei piccoli varia da tre a cinque e alla nascita sono totalmente senza pelo, ciechi e sordi. Lo svezzamento dura circa 8 settimane, e il moscardino diventa adulto solo dopo il primo periodo di ibernazione vivendo in media dai tre ai cinque anni.
Il moscardino è protetto a livello nazionale dalla legge n. 157/92, ed è inserito nell’elenco di specie di interesse comunitario che richiedono una particolare protezione (All. IV della Direttiva n. 92/43 “Habitat”). La perdita e frammentazione degli habitat è una delle principali cause di declino della biodiversità e dei mammiferi europei, tra i quali molte popolazioni, nelle aree protette, vivono in condizioni di elevato isolamento.