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Di Albert Camus
Con Gennaro Duccilli e gli attori del Teatro della luce e dell’ombra
Regia Gennaro Duccilli
Chi è Caligola? Il “mostro” che la letteratura e una certa storia ci hanno tramandato? L’imperatore romano che Svetonio nel suo “Vite dei Cesari” dipinge come folle e sanguinario? Un tiranno che, in preda ad una narcisistica smania di potere, fece senatore il suo cavallo per sottolineare il totale disprezzo nei confronti del senato?
O Caligola è, invece, un personaggio visionario che, irrimediabilmente segnato dalla morte della adorata sorella amante Drusilla, si tortura nella ricerca dell’Impossibile cadendo in un gorgo di disperazione e crudeltà? Caligola è, forse, un po’ tutto questo ma anche, e sicuramente, molto di più. “Caligola” di Albert Camus per la regia di Gennaro Duccilli ha il suo prologo sulla riva settentrionale del lago di Nemi presso Roma, lì dove esisteva, ed esiste ancora, il santuario di Diana, che vanta origini antichissime: sicuramente anteriori al V secolo a.C. Caligola fece costruire sul lago, per celebrarvi riti e feste in onore della dea (onorata nella sua trasposizione orientale in Iside), due gigantesche navi portatrici di costruzioni in muratura.
Nessun autore dell’antica Roma ha mai citato tali navi che, non si sa quando e perché, finirono in fondo al lago e furono recuperate negli anni ’20 del secolo scorso. Un’ipotesi è che Caligola, odiato per la sua dissolutezza e crudeltà, fosse stato colpito dalla damnatio memoriae, cioè la distruzione di ciò che una persona, particolarmente odiata, aveva compiuto in vita.