Dallo scorso 20 luglio quando, in seguito a un accordo sottoscritto con il Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi e i comuni di Pastena e di Collepardo, la Regione Lazio si è impegnata nelle attività di conservazione e valorizzazione dei siti affidandone la gestione alla sua società partecipata LAZIOcrea Spa, più di 19.000 persone hanno visitato i due siti speleologici.
La nuova gestione si è impegnata per la tutela e il rilancio della Grotte di Pastena e Collepardo mettendo in campo tutte le forze a disposizione, con un grande lavoro di promozione e valorizzazione, con una ricca programmazione di eventi come quelli estivi e per le festività natalizie, al fine di coniugare turismo, natura e cultura. Un grande risultato frutto anche dell’esperienza maturata in questi anni in altri luoghi di proprietà regionale, come il Castello di Santa Severa, il WeGil a Roma e il Palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino. Un impegno che contribuisce alla creazione di un sistema di siti d’eccellenza per la fruizione e rivalutazione sostenibile del patrimonio laziale.
Obiettivo raggiunto, quindi, ma l’impegno della Regione Lazio non si ferma qui: per la primavera, sono in cantiere nuovi progetti mirati a dare ulteriore slancio alle attività di valorizzazione e tutela del sito con una serie di azioni di promozione presso il pubblico scolastico e attraverso il coinvolgimento degli operatori turistici. Le Grotte di Pastena e Collepardo, oltre a essere un importante geosito in cui ammirare fenomeni carsici unici, sono aree di tutela di specie protette anche a livello europeo, come i pipistrelli. La visita nelle grotte, dunque, rappresenta anche un’occasione per imparare a conoscere e rispettare l’affascinante e composito patrimonio naturale del Lazio.
GROTTE DI PASTENA
Queste splendide grotte nel Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi sono quasi interamente percorribili, a eccezione di un tratto riservato agli speleologi. L’ingresso attuale, alto 20 metri e largo 12, è stato utilizzato nel corso del tempo come riparo dagli uomini primitivi, dai briganti e, più di recente, dalle persone in fuga durante il secondo conflitto mondiale. Aperte al pubblico già dal 1927, sono considerate tra i più importanti complessi speleologici italiani. All’interno delle grotte è possibile ammirare le più interessanti forme del carsismo sotterraneo: maestose e suggestive sale, stalattiti, stalagmiti e colonne dalle forme bizzarre, laghetti e nelle stagioni più piovose fragorose cascate, che rendono la visita alle grotte un’esperienza emozionante, dove può capitare di incontrare diverse specie di pipistrelli, in termini scientifici di “chirotteri”, animali protetti dall’Unione Europea.
GROTTE DI COLLEPARDO
Le Grotte di Collepardo, visitate anche dalla Regina d’Italia Margherita di Savoia nel 1904, affascinano grazie alle maestose volte ricche di stalattiti multiformi che si congiungono alle stalagmiti in un lentissimo processo ancora attivo, creando uno spettacolo dal fascino ineguagliabile. Per la singolarità delle forme, che riecheggiano figure umane e animali, furono denominate “Grotte dei Bambocci”. Questo nome, dopo la storica visita della prima regina d’Italia, fu poi sostituito, nel 1904, in “Grotte Regina Margherita”. All’interno delle grotte sono stati rinvenuti numerosi reperti umani, ceramici e faunistici risalenti all’età del bronzo, circa 3.500 anni fa.
POZZO D’ANTULLO
A circa 1 km dall’abitato di Collepardo, alle pendici dei monti La Monna e Rotonaria, nel complesso degli Ernici, si trova una grandiosa voragine di origine carsica creatasi a seguito dello sprofondamento della volta di una grotta, denominata in seguito Pozzo d’Antullo. Le pareti a strapiombo presentano numerose stalattiti interessate ancora da stillicidio, alcune delle quali sono curve, modellate probabilmente dal vento proveniente dai cunicoli laterali, che modifica la deposizione dei cristalli di calcare. Il fondo è coperto da una ricca e lussureggiante vegetazione, con alberi alti fino a 20 metri. La sua circonferenza infatti è di circa 300 metri per una profondità di 60. Con molta probabilità il fondo del Pozzo d’Antullo è collegato alle Grotte di Collepardo attraverso un sistema di cunicoli sotterranei. Sembra che anticamente il Pozzo fosse adibito al pascolo delle pecore che vi venivano calate con una fune lungo le pareti verticali all’inizio della primavera e lasciate poi incustodite fino al principio dell’inverno. Essendo di origine carsica presenta ancora lungo le pareti le stalattiti (fossili-non più attive) tipiche di una grotta a testimoniare il passato di una grande sala coperta. Il pozzo rappresenta una singolarità ambientale, sia per la sua particolare genesi sia per la presenza di una ricca vegetazione che si è sviluppata sul fondo, meritevole quindi di tutela.