Oggi, 25 novembre, il mondo si unisce per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza che rappresenta un grido d’allarme e un appello all’azione.
La data, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999, ricorda l’assassinio delle sorelle Mirabal, brutalmente uccise nel 1960 per il loro impegno contro la dittatura nella Repubblica Dominicana. Simbolo di coraggio e determinazione, il loro sacrificio continua a ispirare milioni di persone nella lotta contro la discriminazione e gli abusi. La violenza contro le donne è una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e sistemiche al mondo. In Italia, i dati sono sconvolgenti: oltre il 30% delle donne ha subito violenza fisica o psicologica almeno una volta nella vita, e nel 2023 i femminicidi hanno raggiunto una media di uno ogni tre giorni. Questi numeri non rappresentano solo statistiche, ma vite spezzate, famiglie distrutte e traumi che si perpetuano nelle generazioni future.
Tra le forme di violenza più diffuse, oltre agli abusi fisici, ci sono la violenza psicologica, economica e il controllo coercitivo. Queste dinamiche spesso si sviluppano in ambito familiare, rendendo ancora più difficile per le vittime denunciare e liberarsi dagli abusi. La violenza non è mai un fatto privato, ma una questione sociale che richiede l’attenzione di tutti. Le scarpe rosse, nate dall’arte di Elina Chauvet, rappresentano il silenzio e l’assenza delle donne vittime di femminicidio. Esposte per la prima volta nel 2009 in Messico, queste installazioni sono diventate un potente strumento di denuncia in tutto il mondo, un segno visibile per dire basta alla violenza e promuovere una riflessione collettiva.
Per combattere la violenza di genere, non bastano leggi più severe o maggiori risorse per i centri antiviolenza. Serve un cambiamento culturale profondo, che parta dall’educazione al rispetto e al superamento degli stereotipi di genere. Gli atteggiamenti violenti spesso si radicano in una cultura patriarcale che giustifica o minimizza gli abusi, relegando le donne a ruoli subordinati. È fondamentale insegnare ai più giovani a costruire relazioni basate sull’uguaglianza e sulla dignità reciproca. Questo 25 novembre sia un momento per ricordare, ma soprattutto per agire. Le donne che hanno perso la vita a causa della violenza meritano giustizia, e quelle che oggi subiscono abusi hanno bisogno del nostro sostegno. Il cambiamento inizia con ognuno di noi.