
Il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, istituito per onorare le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Questa giornata ricorda il dramma delle violenze perpetrate durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, nonché la migrazione forzata di oltre 250.000 italiani.
Le foibe: un dramma tra storia e memoria
Le foibe sono cavità carsiche presenti nelle regioni della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia. Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, furono utilizzate per eliminare presunti oppositori dal regime comunista di Tito. Le violenze iniziarono nel 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre, quando il potere italiano nelle regioni orientali si disgregò, lasciando spazio a rappresaglie contro militari e civili. Il culmine si raggiunse nel maggio 1945, quando le truppe jugoslave occuparono Trieste, Gorizia, Pola e Fiume. Migliaia di persone vennero prelevate, spesso senza processo, e gettate nelle foibe o deportate in campi di prigionia, da cui molti non fecero ritorno. Le vittime furono in gran parte italiani, ma anche sloveni e croati contrari al nuovo regime. La repressione ebbe una matrice politica, colpendo funzionari statali, sacerdoti, insegnanti, commercianti, intellettuali e semplici cittadini ritenuti ostili al progetto di annessione jugoslavo. L’orrore delle foibe rimane uno dei capitoli più drammatici della storia italiana del Novecento.
L’esodo giuliano-dalmata
Alla violenza si accompagnò l’esodo forzato di circa 250.000 italiani dall’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, costretti ad abbandonare le proprie terre in seguito al Trattato di Pace del 1947, che sancì il passaggio di questi territori alla Jugoslavia. Per molti fu una scelta obbligata: restare significava affrontare la repressione, la discriminazione e la perdita della propria identità nazionale. Gli esuli giunsero in Italia affrontando enormi difficoltà. Furono accolti in campi profughi spesso sovraffollati, in condizioni di precarietà e, talvolta, con ostilità da parte di una società che faticava a riconoscere la loro tragedia. Alcuni trovarono rifugio all’estero, in paesi come Argentina, Australia, Stati Uniti e Canada. Il loro esodo rappresenta una delle più grandi migrazioni forzate della storia italiana, eppure per decenni è stato ignorato o minimizzato.
Il lungo silenzio e la riscoperta della verità
Per anni, il dramma delle foibe e dell’esodo è stato relegato nell’oblio, oscurato da equilibri geopolitici e dalla volontà di mantenere buone relazioni con la Jugoslavia di Tito durante la Guerra Fredda. Solo a partire dagli anni ’90, con la dissoluzione della Jugoslavia e l’apertura di nuovi archivi, è stato possibile approfondire la conoscenza di questi eventi. Storici come Raoul Pupo, Guido Rumici e Gianni Oliva hanno contribuito a portare alla luce documenti e testimonianze fondamentali. La legge del 2004 ha segnato un punto di svolta nel riconoscimento istituzionale di questa tragedia, sancendo ufficialmente il Giorno del Ricordo e promuovendo iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e le nuove generazioni.
Eventi e commemorazioni
Presso il Sacrario della Foiba di Basovizza, si è tenuta oggi la cerimonia solenne di commemorazione. All’evento hanno partecipato le più alte cariche dello Stato, rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, nonché numerosi cittadini. Pochi giorni prima della cerimonia, il monumento nazionale di Basovizza è stato deturpato con scritte offensive in lingua slovena, tra cui “Trieste è nostra”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha condannato fermamente l’atto, definendolo una “squallida provocazione” e sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria delle vittime e dell’esodo giuliano-dalmata.